Emblema di altri tempi, invecchiato comunque bene, Tony Hawk’s Pro Skater 3 rappresenta una pietra miliare del panorama videoludico. Uscito 20 anni fa, oggi ne possiamo ancora parlare con attualità. Fidatevi e fatevi guidare in questa recensione fuori dal tempo.

Come intuibile dal nome, la saga dei giochi di skate di Antonio Aquila, celebre atleta di questa specialità agonistica di figura, non inizia con questo titolo, ma possiamo dire che raggiunge un punto di svolta con questa terza iterazione della saga. Complice una colonna sonora memorabile, è l’idiozia di Neversoft che regna in questo capitolo che sa prendersi non troppo sul serio.

Gameplay

Il gioco è molto classico, strutturato su livelli chiusi, ognuno una località diversa, in cui bisogna riuscire ad eseguire una serie di obiettivi. Se principalmente sembra che la richiesta sia di effettuare combo e punteggi stellari, dopo qualche mappa si capisce che in realtà il divertimento è nello sbloccare le stupide scenette e gli obiettivi secondari che arricchiscono il posto dove si “corre”.

Quel che mi piace del gameplay, a parte l’immediatezza dei controlli (che saranno stati spiegati nel manuale di gioco ma scordatevi il tutorial introduttivo, old school hard core) è la gestione delle sfide. Ogni tappa è organizzata in sessioni da 2 minuti in cui svolgere gli obiettivi. Non ci sono limiti di tentativi e ogni volta che si sblocca un obiettivo sarà possibile salvare. Mi ricordo che negli anni 90 “studi raccontavano che l’attenzione media dei giovani era calata sotto i 3 minuti, neanche il tempo di una canzone”. Avere sessioni brevi in cui concentrarsi per singoli (o multipli) obiettivi rende più semplice costruirsi la attenzione necessaria. Un life-hack implementato in un videogioco, manco a farlo apposta (?) Questo si sposa perfettamente con il gioco pieno zeppo di musiche per ggiovani, dal punk all’ hip hop passando dal metal. Anzi, la sessione è così breve che non faremo mai a tempo a finire una canzone nella sua interezza.

personalizzazione like no tomorrow: skill e abbigliamento per il nostro skater ideale

Un altro punto interessante è lo skill tree dello skater che vorremo impersonare. Sparsi per i livelli ci sono dei punti abilità che possono essere utilizzati per incrementare le abilità del nostro alter-ego. Queste meccaniche da gdr sono in realtà normalissime nei titoli sportivi, sarebbe bello non dover associare GDR a ogni gioco dove l’eroe o il personaggio può essere sviluppato, ma risparmio questo rant per un altro momento..

3D multipiattaforma

Grafica 4K Ultra HD, HDR, Anti Aliasing, Depth of Field, scordatevi tutto questo, siamo nel 2001! Il miracolo di questo titolo è la portabilità. Infatti usciva per più piattaforme, dalla PS1 al PC, passando per PS2, Xbox, Game Cube ma anche Nintendo 64 e GameBoyColor, sebbene quest’ultima non sia oggetto di questa recensione. Ricordo che la prima demo che ebbi per PC conteneva il primo livello ed era molto limitata anche graficamente, simile all’implementazione per PS1 con una “nebbia di guerra” piuttosto aggressiva che rendeva difficile studiare le mappe e prepararsi a lunghe catene di combo, specialmente sui grind lunghi.

Tempo dopo lo recuperai ancora su PC e PS2 con le gioie che la versione definitiva portava. Livelli completi, pulizia generale, effetti particellari e soprattutto zero nebbia. Ok i modelli 3D son quelli di un tempo, ma ricordandoci di quali sono i titoli contemporanei di questo, devo dire che il lavoro è più che egregio. I personaggi sono stilizzati ma riconoscibili, le mappe sono piacevoli e facilmente leggibili, la personalizzazione quasi totale e vi è pure un editor di livelli integrato!

livelli come VHS!

A spendere due parole sulle mappe, ogni location è un ambiente a sé, una storia e una tappa nella vita dello skater in cerca di fama. Canada, Rio, L.A., Tokyo ma anche le periferie, la crociera o l’aeroporto raccontano più che rappresentare semplicemente un’ambientazione diversa. Ogni luogo ha almeno un’azione che varia la topologia definitivamente: fate attenzione a valvole, messaggi a schermo, se imparate a leggere le mappe avrete i bonus goals in mano alla prima run.

Scimmia che va’, ritorna!

Questo tipo di gioco abbraccia la mentalità casual lasciando aperte opzioni per professionismo. Le gare a tempi ridotti da due minuti, un minuto a sessione permettono di dedicarsi anche solo 15 minuti per scaricare la tensione di una giornata faticosa. Questo ti assicura di non diventare “drogato” del titolo ma non chiudere porte per chi si appassiona e vuole terminarlo più volte con diversi personaggi. Ripercorrere la carriera con diversi avatar è una meccanica per poter sbloccare i livelli bonus e personaggi unici, come Darth Maul.

qualcuno ha parlato di collezionabili?

Per questo la scimmia non è al massimo ma non è una nota negativa ma da tenere in considerazione. La storia è totalmente assente perciò tutto dipenderà dalla vostra voglia di giocare in senso stretto. Per questo la scimmia è altalenante. Facilmente puoi farti una serata scimmiato a voler finire tutti gli obiettivi di un livello, ma non ti rimane secca per giorni, essendo i cliffhanger totalmente assenti. Direi che è una scimmia spensierata, leggera e altalenante.

Back in the hood..

Riaprire questo gioco ora mi ha fatto tornare una nostalgia di un tempo più semplice, dove anche una demo di sessioni da 2 minuti in un livello poteva regalare pomeriggi interminabili di caccia ai segreti. L’assenza di socials e internet, streams e multiplayer online rendeva la condivisione dell’esperienza veramente sociale. Il  gioco prevede una versione split-screen per sfidare un amico sulla stessa console (assente nella versione PC), può essere divertente sfidarsi a colpi di combo. Ma se il secondo pad non era disponibile, ricordo pomeriggi a provare con gruppetti di amici a raccogliere tutti i bonus, trovare le vie d’accesso ad aree segrete e scoprire come risolvere le situazioni assurde dei goals secondari.

special is special!

Anche capire come infilare le combo una dietro l’altra e la magia del Revert all’atterraggio son cose che ho scoperto grazie al confronto con gli amici. I ricordi di questo gioco che ritornano assieme alla nostalgia di gioventù sono quindi legati alle sessioni con gli amici, seduti davanti a un Tv da una ventina di pollici, un controller smangiucchiato e The Ace Of Spades a palla.

Di sicuro una perla del passato a cui dare un occhio se possibile, o da riscoprire se più temerari. Consigliato anche via emulazione! Gambe in spalla e fare saltare quella tavola!

Final Stage
  • 60%
    Scimmia - 60%
  • 90%
    Grafica - 90%
  • 80%
    Gameplay - 80%
77%

Performance Review

Il titolo mostra tutto il potenziale della serie, includendo eventi goliardici e sfide di abilità. Non pensiate sia presente una modalità storia, questo sarà un dettaglio dei titoli successivi. Consigliato per veloci sessioni di gioco e per i nostalgici della gioventù passata. Un acquisto obbligato se si hanno ancora console d’epoca funzionanti. Per i temerari, si può emulare perfettamente, garantendo prestazioni da PS4 Pro.