Come ogni anno, un nuovo Star Wars esce e scatena il panico tra i suoi fan, non possiamo lasciarci perdere l’occasione di lasciare un commento in questa valle di recensioni online. Star Wars 8: Gli ultimi Jedi (in italiano) saprà riportare i fasti della vecchia serie o confermerà la direzione presa dal “Risveglio della forza”?
Ricapitoliamo un attimo la situazione: il settimo episodio della saga stellare era uscito prima della nascita di questo blog, ma il buon Deiv aveva già avuto occasione di raccontarci il suo punto di vista sul suo blog, senza risparmiare buone parole e critiche quando necessario. Oddio, la delusione del primo episodio della nuova trilogia era tanta e, nonostante le multiple visioni successive, comprensive di una visione in cinema in lingua originale, non sono bastate per cancellare quella sensazione di aver visto J.J. Abrams eliminare tutto ciò che era Star Wars in quanto fede.
Star Wars 8 ha un compito ingrato ma non molto difficile: bisogna rispondere alle domande aperte da J.J. e portare indietro i fan delusi della saga. Vogliamo capire chi sono i genitori di Rey, la relazione tra Rey e Kylo, chi è Snoke ma soprattutto cos’è successo a Luke. Vogliamo avere conferme alle nostre teorie, come i vecchi Star Wars hanno saputo fare, aggiungendo ogni volta nuove cose ma confermando i dubbi degli episodi precedenti. Ma soprattutto, un motivo per credere in un episodio 9 coi contro-cosiddetti.
Ora, sono passati due anni, due anni di merchandise, uno spin off che funziona e un cambio di regia sembrano essere dei buoni presupposti per poter sperare di veder il “franchise con un messaggio morale di fondo” riportato ai fasti di un tempo. San Lucas non ha più le redini del progetto, ma ci sono in giro tanti talentuosi scrittori appassionati della saga, gli stessi produttori del film si dichiarano “fan”, potremmo dire che tutti quelli che lavorano alla saga hanno un grande interesse a portare avanti “la fede nella forza”, che dovremmo essere tranquilli di quello che andremo a vedere al cinema… O forse no?
Ed ora bando alle ciance: inizia la nostra recensione che, come al solito, sarà divisa per punti.
Doppiaggio e affini
Sia Deiv che Luca hanno visto il film due volte, una in italiano e una in inglese, sebbene in formati diversi. Deiv ha visto la prima in IMAX e lingua originale, mentre Luca ha avuto il primo approccio nel cinema italiano. Devo dire (Luca) che vedere il film nella mia lingua madre è stato quantomeno imbarazzante. Il lavoro svolto dai doppiatori raggiunge la sufficienza risicata, con voci a volte non in grado di trasmettere emozioni oppure che sembrano essere totalmente non aderenti al personaggio (vedi il doppiaggio di Yoda, al limite del ridicolo).
Segnalo (Deiv) che il doppiaggio italiano di Kylo Ren è oltre l’imbarazzante perché totalmente incoerente con il personaggio: se nella versione originale Adam Driver, oltre ad essere iconico per le sue fattezze, ha una voce particolare che completa il suo personaggio e la sua recitazione, in italiano abbiamo una vocina da ragazzino che imbarazza e crea una dissociazione visiva tra quello che accade e quello che viene detto.. Provare per credere..
A questo doppiaggio di qualità scadente si aggiunge un altro problema – già in parte riscontrato in Rogue One – ovvero un lavoro di adattamento affidato a mani poco esperte. Ho dovuto a stento trattenere le risate di fronte a perle del calibro di “Ala X” (X Wing: ovvio, no? Per favore non fate la traduzione letterale del nome delle astronavi!) oppure alla scelta di tradurre “reach out” con il termine italiano “espandi”, rendendo così la scena tra Luke e Rey una sorta di brutta copia de “I Cavalieri dello Zodiaco” (Espandi il cosmo, giovane Rey! Maestro Luke, ha per caso bevuto?).
A questi esempi se ne potrebbero aggiungere altri, tutti accomunati da un unico (e terribile) particolare: la traduzione a volte appare composta da frasi senza senso compiuto che sembrano prodotte da Google Translator sotto acido. Stiamo proprio parlando di interi dialoghi senza senso, nei quali compare perfino un’ imprecazione velata (assente in lingua originale) e vari comandi senza contesto (“non divertirti”, “seguitemi”…).
Devo dire (Deiv) che dopo aver visto la versione originale capisco che queste traduzioni siano “corrette” dal punto di vista grammaticale ma risultano comunque non degne del doppiaggio italiano: uno dei motivi per cui ci invidiavano il doppiaggio era la capacità di creare un’esperienza appagante e sensata, magari rimaneggiando quelle battute e dialoghi che in italiano non reggono. E no, non fa ridere chiamare Fax il generale Hux.
Effetti speciali, sonoro e qualità dell’immagine
Perché abbiamo specificato il formato e lingua a inizio recensione? Perché cambia, cambia tutto. Negli ultimi anni i doppiaggi italiano hanno lasciato il tempo che trovavano, con voci troppo impostate, dialoghi al limite del ridicolo e problemi di mixing audio. L’esperienza cinematografica è cambiata, grazie a una maggiore diffusione di televisori a dimensione maggiore di 40 pollici, sound bars e cuffie ad alta qualità a prezzi accessibili è facile crearsi una postazione “teatrale” o godersi un film in 2D dal divano di casa.
Quando andiamo a vedere un film digitale, il fascino della pellicola a schermo cade, in Star Wars diventa quasi “rumore a schermo” che contrasta con i contenuti nativi 3D, sporcando l’immagine e non aumentando la sensazione di “autorialità” che è legata a una certa filigrana della pellicola.
IMAX, un cinema “diverso”; ATMOS, un audio “complesso”
I film come questo hanno un senso, un 50% in più di xp guadagnata, se visti in una sala con delle tecnologie che non puoi avere a casa. Queste sono IMAX 3D, Dolby ATMOS, 4DX che per forza di cose non sono integrabili nel salotto casalingo. Quando ho visto la prima volta il film (Deiv) mi sono divertito, sono stato rapito dalle azioni nello spazio, ogni struttura era una gioia per gli occhi e i combattimenti iconici, se non memorabili. La profondità che ti da l’esperienza IMAX è unica e vale la pena provarla con questo tipo di contenuti. Purtroppo l’esperienza ATMOS non è stata al pari di altre uscite precedenti: se c’era una spazializzazione della colonna sonora che ti sembrava di sedere in mezzo all’orchestra, lo stesso non si poteva dire degli effetti che sembravano ancora troppo spazializzati per un 2.1 classico.
Non abbiamo nulla da obiettare per quanto riguarda il comparto sonoro. Gli effetti fanno il loro sporco lavoro e la partitura di John Williams è una mescolanza tra motivi famigliari ai fans e nuove creazioni sulla falsariga di quanto già sentito in 7. Anzi, la maggior parte dei suggerimenti sui collegamenti con le altre opere stellari sono audio: fateci caso se volete approfondire di più i collegamenti con le varie azioni, situazioni e personaggi cercate quale tema fa riferimento la colonna sonora. Scoprirete che le avventure di Finn e Rose sono alimentate dal tema di Rogue One e che l’inseguimento dentro il pianeta rosso ha la stessa colonna sonora dell’inseguimento dentro la morte nera de Il Ritorno dello Jedi.
Rispetto al 7, dove (Deiv) mi ero lamentato di un mixaggio pessimo in italiano, la situazione è cambiata, MOLTO. Le voci non sovrastano le scene e la colonna sonora è una colonna che regge le scene più concitate. Ancora non siamo a livelli di temi epici ed iconici come quelli dei vecchi film, però è un notevole passo avanti rispetto al 7.
Messa in scena
Il primo impatto (Luca) con la pellicola è stato incoraggiante. Star Wars 8 regala, visivamente parlando, scorci eccezionali: tutta la parte sull’isola di Luke o anche le (fin poche) scene nella sala del trono di Snoke sono di una bellezza da mozzare il fiato. Si può notare un lavoro certosino nella scelta dei colori e dei loro accostamenti: tutto sembra essere stato creato ad arte per compiacere gli occhi dello spettatore.
Medesimo discorso si applica, a mio parere, per le diverse “creature digitali” che compaiono nel film: i porg, le suore sarde (copyright di Deiv, ndr) e le volpi sul pianeta minerario appaiono ben costruite e non sembrano essere fuori luogo sulla scena ma, al contrario, ne sono parte integrante. Anche per quanto riguarda le battaglie (sia nello spazio che sul pianeta minerario), il lato puramente visivo è una pura gioia per gli occhi.
Per quanto riguarda invece le coreografie delle battaglie corpo a corpo mi sento di muovere un appunto. Nel film gli scontri all’arma bianca si contano sulle dita di una mano e sono veramente di livello ultra basic. Anche il tanto decantato duello Rey/Kylo contro le guardie di Snoke risulta essere abbastanza scialbo e privo di mordente: un colpo di spada laser qui, uno sgambetto… e poco altro.
Un tempo, gli scontri a colpi di spada laser erano uno dei momenti più epici e attesi di ogni pellicola di Guerre Stellari. In questo ottavo capitolo la magia delle “lame rosse/blu/verdi” si perde miseramente e quello che rimane è una battaglia semplificata all’estremo e senza alcun carisma.
E’ vero che nella trilogia prequel i combattimenti sembravano, il più delle volte, acrobazie degne del “Cirque du Soleil“, con Jedi saltellanti e colpi poco ad effetto, però qui sembra quasi che non ci sia stata la volontà di provare a dare un minimo di senso agli scontri… Si potrebbe obiettare che Rey non è (ancora) una Jedi fatta e finita… ma Kylo? Non dovrebbe aver ricevuto un intensivo allenamento da Luke (e dallo stesso Snoke)?
Storia e sceneggiatura
Arriviamo ora a parlare del “piatto forte” di 8, ovvero la storia e la sceneggiatura. La mia prima reazione (Luca) è stata di puro e completo spaesamento. Non rabbia, non ribrezzo: semplice e puro “ma cosa ho appena visto?”.
Star Wars 8 è, dal mio punto di vista, una sorta di lunghissimo collage di situazioni e spezzoni che dovrebbero raccontarci qualcosa ma che, applicando un po’ di logica, appaiono incoerenti e in contraddizione tra loro.
So bene che il target di riferimento della pellicola è il pubblico giovane, dotato di una soglia di attenzione di 3/5 minuti al massimo. Il film viene incontro a questi spettatori presentando una struttura composta essenzialmente da 3 elementi: momento action / pausa di riflessione / battuta e/o situazione comica per ridestare l’attenzione. Una tale struttura potrebbe funzionare se fosse funzionale a una storia forte e di carattere ma, come accennato poco sopra, questo non avviene.
Al contrario ci troviamo di fronte a due sottotrame praticamente inutili – quella del pianeta casinò e quella dei magheggi politici con protagonisti Poe e Holdo – e a una storia principale che prima detta regole chiare e precise… per poi contraddirle puntualmente. Ci sarebbero molti esempi da fare ma ne cito, per brevità, due. In primo luogo, vi ricordate quale era nel capitolo 7 uno degli elementi fondamentali dell’intera storia? Esatto: la mappa che Luke aveva creato per farsi ritrovare in caso di necessità. Tutto il primo capitolo della nuova trilogia ruotava attorno a questo elemento… che poi è stato semplicemente skippato in questo film!
In questo capitolo (o almeno all’inizio) Luke è fortemente infastidito dal vedere qualcuno sulla sua isola e qui sorge la domanda: hai creato una mappa per farti ritrovare ma, sotto sotto, speravi che tutti si dimenticassero di te? Piccolo particolare: sei Luke Skywalker, colui che ha sconfitto l’Imperatore e fatto ritornare al bene tuo padre. Sei tipo una leggenda più grande di Elvis, il mostro di Lockness e Babbo Natale mischiati insieme: non è proprio così facile farsi dimenticare dall’oggi al domani…
In secondo luogo, anche l’uccisione di Snoke è all’insegna della paradossalità. Il nostro mega cattivo ripete per ben due volte di poter leggere la mente di Kylo come un libro aperto… tranne la pagina dedicata alla sua uccisione, forse scritta in corpo 3 e in polacco…
Parliamoci chiaro: dopo la visione di 7 avevamo capito che ormai la nuova trilogia avrebbe preso una determinata piega ma con questo nuovo capitolo siamo arrivati al puro e semplice insulto alla logica. Il film è, come già detto prima, ben confezionato e gradevole all’udito e alla vista. Prendendo però la sola storia, questa fa acqua da tutte le parti: non sono le battute o i momenti comici ad averci infastidito (questo “fardello” è ormai integrato in buona parte delle uscite recenti e non ne potremo più fare a meno, purtroppo) ma proprio il continuo auto sabotaggio della trama che fa di tutto per non rimanere mai fedele a se stessa.
Per quanto riguarda infine la caratterizzazione dei personaggi, salviamo dal baratro quel gigante che risponde al nome di Mark Hamill. La sua intensa caratterizzazione di un Luke Skywalker acido e arido che però alla fine si sacrifica per il bene della causa è veramente il punto più alto dell’intera pellicola. Per quanto riguarda il resto del cast, Adam Driver fornisce una prova molto più misurata di 7 e lo stesso discorso si applica a Daisy Ridley.
Non pervenuti invece Poe e Finn, quest’ultimo ancora più marginale che nel capitolo precedente. Sul nuovo personaggio, Rose, è meglio che non esprima un giudizio (tanto per capirci, provate a eliminare le sue scene dalla pellicola e immaginate il risultato…). Benicio Del Toro (ha un nome il suo personaggio?) sprecato nei panni di un ladruncolo piatto che avrebbe, forse, dato molto di più se non fosse stato usato come potenziale “espediente per fare andare avanti la storia”. Ah già, dimenticavamo: il personaggio di Del Toro non fa neppure andare avanti la storia, nel senso che dopo il suo intervento non è cambiato nulla: i ribelli sono nella stessa situazione di prima e lo stesso vale per il Primo Ordine….
Fattore “Summia” e aspettative
Oltre a evidenti problemi di trama, Gli Ultimi Jedi è caratterizzato da un montaggio caotico, il cui ritmo fin troppo serrato crea un’esperienza tutt’altro che facile da digerire: due ore e mezza di scene da pochi minuti spesso fini a loro stesse sembrano volare ma alla fine ti chiedi quale fosse il vero contenuto della pellicola.
In prima battuta, notiamo che nel corso della vicenda c’è un intenso e quasi ossessivo mantra che viene ripetuto un po’ da tutti i personaggi: lasciar morire il passato per andare avanti. Ebbene, alla quindicesima volta che questa frase viene ripetuta, lo spettatore si aspetterebbe di vedere la morte del passato, cosa che il film non sembra però mai voler veramente fare. E allora, nel buio della sala, ti chiedi: perché? Perché le scene nuove non aggiungono niente alla storia? Perché i personaggi nuovi sono piatti come delle sogliole? Perché tutto è incentrato sul passato se il messaggio finale è di andare avanti? Non possiamo semplicemente… andare avanti?
Il film, inoltre, riesce nella non facile impresa di presentare alcuni messaggi morali che però vengono ribaltati e snaturati totalmente dalla scrittura e dal montaggio delle scene: leader donna? portano solo alla distruzione; i “nazisti” del Primo Ordine? sono i veri vincitori morali e materiali del film; i neri? traditori e creduloni, oltre che ammaliati dal denaro. Le tette? Qualcosa di cui vergognarsi… A parte quest’ultimo messaggio che fa parte di una scena Totally WTF, ogni volta che il film propone un’idea innovativa, positiva, di crescita, democratica e anti-fascista, la calpesta sputandoci sopra tre volte.
Queste incoerenze e derive totalitarie assolutistiche abbassano la scimmia come anche la presa sulla storia principale, tant’è che superata la metà del film ti chiedi per quale motivo non sia già finito. Il regista ha detto che hanno dovuto cancellare molto materiale per far stare il film in due ore e mezza, ma ci si chiede ancora perché molte scene siano dentro il film, a questo punto poteva tagliarne assai di più e rendere così la pellicola più snella e meno caotica.
Ma ha senso presentarsi al botteghino con questa idea? Non abbiamo imparato niente dalle esperienze passate? Non siamo cresciuti dopo la batosta del 7? Che significa essere un fan critico nel 2017?
Questo film porta una lezione già sentita ma dura da recepire: Star Wars è un ottimo franchise per vendere gadget e “ciapa puer” in ogni dove. Disney lo sa e quello che ci propone è una carrellata dei prodotti che usciranno il prossimo anno. Purtroppo ha una metodologia fredda e analitica che fa perdere il contatto tra le emozioni che i personaggi trasmettono e la fedele ricostruzione (o peluche puccioso).
Questa è una lezione che abbiamo imparato negli ultimi trent-anni di produzione per “bambini”, cartoni giapponesi in prima linea ma ben in compagnia di controparti statunitensi. Un tempo, forse serviva qualcosa di più che semplicemente mostrare un oggetto a schermo per renderlo popolare, serviva un messaggio che venisse veicolato, avevamo una fidelizzazione più naif, ma ora è quasi un comportamento meccanico. E non solo per noi ma anche per le nuove generazioni..
Ma, quando comprare una maglietta di Star Wars ci può far contenti come comprare un paio di scarpe Nike, tolto il brand cosa abbiamo?
In conclusione
A mente più che fredda, possiamo dire che Star Wars 8 è una pellicola che ci lascia altamente interdetti. Pur potendo vantare un comparto sonoro e visivo di tutto rispetto, la pellicola porta alle estreme conseguenze tutti quei “sintomi negativi” già ravvisati nel capitolo precedente: una trama lacunosa, personaggi nuovi senza alcun carisma e un generale senso di spaesamento, dovuto anche a scene a volte fin troppo corte e sconnesse le une alle altre.
In definitiva, Gli Ultimi Jedi è un giocattolo – e il termine non è scelto a caso – bello, scintillante e confezionato con classe. Allo stesso tempo però è anche un prodotto “usa e getta” che, a nostro parere, non potrà resistere alla prova del tempo perché totalmente mancante di quelle caratteristiche che, di solito, fanno diventare una pellicola un classico senza tempo.
Riassunto
Star Wars: Gli Ultimi Jedi è, senza troppi giri di parole, una cocente delusione. Pur ben confezionato e con un comparto sonoro e visivo che, in certi frangenti, lascia a bocca aperta, la pellicola ha una sceneggiatura pasticciata, piena di buchi e situazioni che si susseguono senza una vera e propria logica. Il “taglio netto con il passato” tanto strombazzato nella pellicola non avviene e, al contrario, primeggiano in bravura i “vecchi” attori come Mark Hamill mentre i “nuovi” continuano a offrire una prova incolore.
In altre parole, Gli Ultimi Jedi è un prodotto che fin dai primi minuti mostra la sua vera natura: uno slideshow di oltre due ore concepito con l’intento di produrre merchandise e di massimizzare i ricavi spremendo il franchise fino alla sua ultima goccia.
Disney soddisfatta, i fans molto meno… E’ questo il futuro?