Burnout Paradise è l’apoteosi dei Burnout, il titolo che ha posto un tetto al livello dei giochi di guida arcade semi-realistici, lasciando chilometri dietro la saga Need For Speed, togliendola una volta per tutte dal trono (nonostante le posteriori iterazioni del brand). Una versione rimasterizzata e ottimizzata per le console di questa generazione può essere un’occasione per giocare al meglio del genere. Ma, sono passati dieci anni dall’uscita e la qualità su PC è pressoché ancora ottimale e le meccaniche insuperate, ha senso un remaster? Abbiamo raggiunto un limite oltre al quale un remaster perde senso di essere effettuato perché il titolo originale è tuttora perfettamente compatibile e valido? Parliamone mentre vi racconto la mia esperienza di completamento del titolo per la terza volta a dieci anni dalla prima.

take (me) down to the paradise city..

Iniziamo dal gioco per sé: se vi piacciono i giochi di guida arcade un po’ pazzerelli non potete perdervi questo gioco. Sportellate, acrobazie e turbo, turbo a manetta fino a velocità impossibili sono la colonna portante del gioco (e della serie dei giochi). Il brand deve il nome alla possibilità di tenere il turbo attivo fino a svuotare completamente la riserva, ottenendo un Burnout! ovvero una ricarica del turbo: nel tempo i ragazzi di Criterion hanno saputo migliorare lo schema puntando sulle caratteristiche secondarie del gioco e estremizzandole ottenendo tipologie di gare dedicate agli incidenti spettacolari, sportellate assassine e conseguenti vendette, fino a raggiungere l’apoteosi con il mix di tutto in un mondo libero da barriere e confini.

Al tempo facevano scalpore il realismo degli incidenti (già visti nella serie flatout su PC) e la sensazione di velocità che il titolo sapeva portare. Ma che dico sapeva, la sensazione è ancora attuale: non ti serve un contachilometri per capire che stai andando veloce, troppo veloce, e potersi basare solo sulla sensazione è una cosa che purtroppo i migliori simulatori di guida non sono ancora riusciti a fare.

gli eventi saranno ad ogni incrocio della mappa..

Colonna sonora sgargiante e comparto tecnico di ultimo livello, sommato a un gameplay esagerato regalano solo soddisfazioni. Purtroppo non possono essere solo rose e fiori, ci sono anche dei difetti: il modello a patenti acquistate seguendo il numero di gare e il limitato numero di tipologie di eventi rendono l’esperienza ripetitiva già verso la metà del completamento del titolo. Alla fine, lo sblocco di nuovi veicoli è il lietmotiv principale dell’esperienza. Le gare inoltre non scalano con l’esperienza accumulata. Se si trascura una certa tipologia di eventi sarà possibile in stadi avanzati trovarsi ad affrontare sfide fin troppo sbilanciate verso il basso. Questo sbilanciamento è costante verso il basso, impossibile farlo rialzare se non nelle sfide di velocità dove gli avversari, nelle parti finali del gioco, avranno veicoli più “competitivi”, nulla che comunque una buona sequenza di burnout non possa superare..

Paradossalmente, gioco questo titolo per rilassarmi quando ho voglia di farmi un giro e schiantarmi senza penzieri: è un gioco di corse dove la difficoltà delle gare è il path finding più che la gestione degli avversari. I percorsi, sebbene standard e di facile lettura, sono da seguire sempre con la massima attenzione per colpa del traffico, mai troppo pronunciato ma sempre pronto per un frontale dietro un dosso o un angolo cieco.

In realtà la storia di Burnout ci insegna di come riscritture sempre più aggiornate di un modello portano a quasi la perfezione e Paradise raccoglie tutte le meccaniche passate facendone punta di diamante. La stessa Paradise City è un collage delle mappe passate: spesso vi troverete a riconoscere curve, tunnel, viali e scorciatoie dai titoli precedenti. In questo potremmo dire che la saga Burnout è un Re-work continuo nel tempo.

is this 2018? or just 2008?

Il Remaster che è uscito oggi, sebbene non aggiunga niente di nuovo e per questo potremmo rimanerne delusi, rappresenta il vero significato di Remaster. Quando si fa un re-master in musica o nel cinema, non si vanno a tagliare/aggiungere contenuti ma si aggiusta il comparto tecnico, il colore, il suono, insomma si correggono i difetti alla verniciatura e/o l’equalizzazione finale, ma la partitura o la sceneggiatura (o il gameplay e gli assets in questo caso) rimangono gli stessi. In questo caso il titolo è costante e per nulla innovativo in questa nuova veste grafica ma non dobbiamo esserne delusi.

Molti appunto potrebbero rimanere delusi vedendo che non ci sono grandi differenze tra il remaster e l’edizione PC uscita nel 2008 e posso confermare il punto: giocare a 1080p a 60fps al massimo del dettaglio sembra scontato con un computer attuale, ma in teoria sarebbe stato possibile pure al momento dell’uscita con la macchina giusta. Il fatto che la rimasterizzazione non dia niente di più fa sí che il vero valore del prodotto venga esaltato: era già buono così, non erano necessari grandi interventi.

per i fanatici dei collezionabili: cartelloni e cancelli da sfondare!

Il succo è che Burnout Paradise è stato un fior fiore di gioco arcade del 2008, superiore ai concorrenti del periodo. Fu talmente buono che agli sviluppatori Criterion Games è stato affidato anche il franchise di Need For Speed, purtroppo senza riuscire ad ottenere lo stesso risultato. Sebbene possa sembrare naturale come collegamento, sviluppatori di un buon gameplay di corse automobilistiche che lo esportano verso un altro franchise in crisi, non basta questo per risollevare la situazione. I tre re-make affidati della celebre saga non hanno saputo riportarla ai fasti di un tempo e a me piace pensare che questo sia dovuto al fatto che, quando arrivi a un picco di qualità poi dopo non si può fare altro che scendere.

Tolta questa nota melodrammatica finale, quello che voglio dire è che questa è una perla da non perdere. Sia nella versione rimasterizzata che in quella originale rimane un pezzo di storia del videogame. Una storia in crescendo fotografata nel suo apice di qualità, divertimento e gameplay.

In conclusione
  • 60%
    Scimmia - 60%
  • 90%
    Gameplay - 90%
  • 80%
    Grafica - 80%
77%

Riassunto

Sembra strano vedere un titolo con gameplay così ben rifinito ma purtroppo scimmia bassa. Questo è quello che succede quando ci si aspetta che le meccaniche di gioco siano in grado di tenere il giocatore incollato al titolo. Burnout Paradise è un must have generazionale che, nonostante i suoi 10 anni sul groppone e quasi due generazioni di distanza riesce a rivaleggiare con i titoli attuali. D’obbligo per gli amanti delle corse arcade, può essere piacevole anche per chi abbia voglia di gironzolare in una mappa in cui tutto è permesso.