Prendi un piccolo sviluppatore indipendente ucraino, Frogwares, aggiungi un personaggio carismatico come Sherlock Holmes e… cosa si ottiene? Una serie di avventure punta e clicca di altissimo livello: The Adventures of Sherlock Holmes. Oggi parleremo del terzo capitolo della serie: Sherlock Holmes: The Awakened.
Uscito nel 2007, il gioco si caratterizza per essere il primo tentativo da parte della software house di inserire le meccaniche tipiche delle avventure punta e clicca in ambienti interamente ricostruiti in 3d e con visuale in prima persona.
Nel corso dell’anno successivo il gioco venne nuovamente pubblicato in versione Remastered, con grafica migliorata, un nuovo sistema di “indizi” per aiutare il giocatore e, soprattutto, la possibilità di scegliere in ogni momento se giocare in prima o in terza persona. Proviamo ora a soffermarci sui pregi e difetti di quest’opera, giocata dal sottoscritto proprio nella sua versione Remastered.
Trama – Il ritorno dei Grandi Antichi
Partiamo per prima cosa dalla trama. Siamo a Londra, nel 1894: un annoiato Sherlock Holmes viene chiamato a indagare su una serie di misteriose sparizioni che coinvolgono persone diverse e senza alcun particolare in comune.
Quello che all’apparenza sembra essere un caso banale e semplice da risolvere si rivelerà invece qualcosa di molto più losco e terrificante. Le sparizioni, infatti, sono collegate a uno strano culto che venera una creatura misteriosa, un essere oscuro e malvagio più antico del tempo stesso… Aiutato dal fido Watson, il detective dovrà muoversi tra l’Europa e gli Stati Uniti, cercando di venire a capo di un mistero che potrebbe avere delle terribili ripercussioni su tutta l’umanità…
Come abbiamo appena visto, l’avventura si presenta come un mix tra alcuni elementi cari al “canone holmesiano” (come l’analisi delle prove in laboratorio e le indagini “sul campo”) inframezzati da caratteri molto più fantasy e horror, con particolare riferimento al mito di Cthulhu creato dalla penna dello statunitense H.P. Lovecraft. A tutto ciò si aggiungono inoltre una lunga serie di citazioni e “strizzate d’occhio” che non fanno altro che rendere la trama ancora più godibile.
Senza fare troppi spoiler, nel corso dell’avventura avremo un breve cameo della nemesi di Sherlock Holmes e l’incontro in treno tra il nostro detective e un giovane ragazzino di origine belga, destinato in futuro a diventare un valente investigatore…
Schema dopo schema, scenario dopo scenario, la storia si dipanerà in modo leggero ma allo stesso tempo molto convincente. Se l’idea di far incontrare due lore “pesanti” come quello di Conan Doyle e quello di Lovecraft potrebbe apparire alquanto azzardata, devo dire che la scommessa è stata abbondantemente vinta. Il gioco vive in costante equilibrio tra parti di pura indagine e momenti che faranno scendere il letterale “brividino sulla schiana” anche ai giocatori più smaliziati. Fin da subito si può notare che gli sviluppatori, pur prendendosi alcune (necessarie) libertà narrative, sono consci della grandezza e della fama di quei due autori e, in un certo senso, omaggiano entrambi in modo onesto e non banale.
Grafica – Si può dare di più?
Se la storia appare sempre convincente e non scontata, lo stesso discorso (e mi piange il cuore a dirlo) non vale per il comparto grafico. Nella versione Remastered, come detto all’inizio, sono stati aggiunte alcune texture in HD, nuovi effetti di luce e animazioni. Il risultato, purtroppo, convince solo a metà.
Il gioco, che ha ormai dieci anni sul “groppone”, appare in alcuni punti alquanto datato e piagato da grandi e piccoli bug come evidenti casi di compenetrazione poligonale, mancanza di texture in diverse location e animazioni fin troppo legnose. Tanto per offrire un esempio di quest’ultima problematica, la scena dell’arrivo in Svizzera del dottor Watson a bordo di un calesse rasenta il comico involontario: non solo il cavallo sembra “navigare” nell’aria ma l’intera animazione della sua camminata risulta essere a dir poco ridicola. L’effetto finale non è tanto quello di un puledro quanto quello di un bizzarro coniglio fin troppo cresciuto che, a piccoli balzi, si sposta da un luogo all’altro dello scenario.
Se è vero che la grafica non è uno dei punti forti dell’opera, va anche detto che ci sono comunque alcune piccole note di merito che vanno segnalate. In prima battuta, la resa degli ambienti interni appare convincente. Prendiamo, ad esempio, l’iconico appartamento di Watson e Holmes in Baker Street. La casa è ricostruita in maniera convincente e alcuni piccoli elementi (come il violino di Holmes posato sul divano) non fanno che dare maggior brio all’ambiente, sontuosamente arredato e fedele alle descrizioni forniteci da Conan Doyle nei suo racconti.
In secondo luogo, i modelli poligonari dei vari personaggi risultano convincenti e ben caratterizzati. I connotati dei due protagonisti principali, ad esempio, sono ripresi pari pari dalle illustrazioni di Sidney Paget, colui che ha reso “iconici” i due personaggi sulle colonne del The Strand. Lo stesso discorso si può applicare anche gli antagonisti / personaggi secondari, ben rappresentati.
Sonoro – Classicità mai invadente
Per quanto riguarda la componente sonora, l’avventura si caratterizza per un’azzeccata colonna sonora (di stampo prettamente classico e orchestrale) che non risulterà mai invadente o fuori posto. Un particolare plauso va al tema di apertura che, in pochi secondi, riesce ad immergere il giocatore nella Londra di fine Ottocento, preannunciando inoltre i toni sovrannaturali e oscuri dell’indagine che ci appresteremo a svolgere.
Un altro elemento positivo riguarda il voice acting. Pur non potendo contare su attori di prima fascia o noti al grande pubblico, Frogwares ci propone una serie di caratterizzazioni molto convincenti e azzeccate. Un particolare plauso va alla voce di Holmes che, mescolando sapientemente ironia e fermezza, riesce ad apparire sempre convincente e mai fuori luogo. Interessante la scelta di non proporre un unico accento British “standard” ma di cercare, dove possibile, di accenti regionali e dialetti, elemento che non fa altro che rendere ancora più profonda e soddisfacente l’esperienza. Un caso su tutti: il giovane venditori di giornali (The Strand, non a caso) che con il suo accento cockney darà filo da torcere alle vostre orecchie (ma fortunatamente ci sono i sottotitoli in Inglese).
Gameplay – il più grande detective della storia
Parliamo ora della parte più corposa di quest’opera, ovvero il gameplay. Come detto all’inizio l’avventura originariamente era stata concepita per essere vissuta in prima persona, in un ambiente totalmente in 3d. Con la versione Remastered è stata aggiunta anche la visuale in terza persona, cosa che dal mio punto di vista è risultata essere una sorta di “manna dal cielo”.
Se è vero che la visuale in prima persona sarà fondamentale per risolvere alcuni enigmi, la classica 3rd person view diventerà ben presto la weapon of choice per la maggior parte dell’avventura. La possibilità di switchare rapidamente – attraverso un comodo bottone – tra queste due visuali sarà uno dei primi meccanismi che ogni giocatore intenzionato a intraprendere l’avventura dovrà imparare.
Abbiamo citato poc’anzi gli enigmi. Sherlock Holmes: The Awakened si caratterizza per la presenza, grossomodo, di tre tipologie di sfide. In primo luogo abbiamo la classica raccolta degli indizi attraverso l’interazione con alcuni elementi “cliccabili” dello scenario. Il nostro puntatore si trasformerà in “mano” ogni volta che saremo di fronte a un elemento utilizzabile/recuperabile all’interno dello schema in cui ci troviamo.
Gli oggetti trovati nel corso della nostra avventura verranno sistemati in un comodo inventario, richiamabile premendo il tasto I. Ad esso si affiancano altri due sotto menù: uno dedicato ai testi che Holmes collezionerà nel corso dell’avventura (e che forniranno, se letti, preziosi indizi su come procedere), l’altro dedicato ai dialoghi tra i protagonisti e i vari personaggi. La gestione dell’inventario è molto semplice e le combinazioni tra i vari oggetti sono per la maggior parte delle volte guidate da una logica ferrea (niente “pollo di gomma con carrucola nel mezzo”…).
Un secondo tipo di enigma presente nel gioco riguarda l’analisi delle prove. In questo caso il nostro puntatore si trasformerà in una lente di ingrandimento e, messi di fronte a una schermata di tipo statico, saremo chiamati a indagare più da vicino su alcuni elementi. Holmes potrà contare su un kit da campo composto da un metro a nastro (utilissimo nella prima parte dell’avventura) e della fida lente di ingrandimento, capace di cogliere i particolari più minuti.
Questa seconda tipologia di enigmi risulta sempre essere ben caratterizzata e ci farà provare la sensazione di essere veramente nei panni del detective britannico. Dopo aver raccolto gli indizi “sul campo”, il più delle volte saremo chiamati a compiere analisi più approfondite sugli oggetti raccolti. In questo frangente ci verranno in aiuto il fido microscopio e un apparecchio in grado di analizzare, previo l’inserimento degli elementi giusti (acqua, solvente, fuoco), in modo molto minuto gli indizi raccolti. Anche in questo caso, il feeling di essere Sherlock Holmes è notevole.
Infine, l’ultimo tipo di puzzle che saremo chiamati a risolvere ricade nella classica categoria degli enigmi logico-numerici. In diversi casi, Shelock Holmes dovrà aprire porte chiuse con specifici meccanismi numerici. Come in un cubo di Rubik in due dimensioni, il nostro compito sarà quello di mettere in ordine una serie numerica che andrà dall’uno al dieci: semplice a dirsi ma, vi assicuro, più complicato alla prova dei fatti. A questo tipo di enigma se ne aggiunge un ultimo, di tipo questa volta testuale. A volte, infatti, compariranno a schermo alcune domande a cui dovremo rispondere digitando la risposta corretta. Questa tipologia di enigma è molto stuzzicante e in un certo senso fa sempre tenere alta la soglia di attenzione dei giocatori.
Un ultimo elemento che va sottolineato riguarda il fatto che, nel corso della vicenda, vestiremo i panni sia di Holmes che di Watson. Se è vero che la maggior parte della vicenda sarà vissuta nei panni del detective, le sessioni con il dottore risultano comunque piacevoli ed appaganti, oltre a rendere giustizia al ruolo per nulla secondario che il medico gioca nelle vicende di Holmes fin dalla sua creazione.
In conclusione
Sherlock Holmes: The Awakened è un gioco classico che più classico non si può. Pur con alcuni tocchi innovativi – come ad esempio la visuale in prima persona – “sotto il cofano” batte un cuore old school. Il gioco, che dura complessivamente una decina di ore, è consigliato non solo agli amanti del detective crreato da Conan Doyle ma anche a tutti quelli che non disdegnano, una volta ogni tanto, di provare un’avventura punta e clicca gustosa e appagante.
In conclusione
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Riassunto
Sherlock Holmes: The Awakened è un’avventura punta e clicca di stampo old school. A parte il comparto grafico, che anche nella versione Remastered è caratterizzato da una serie di piccoli e grandi difetti non di poco conto, il gioco propone un’esperienza appagante in cui logica e mistero andranno sempre di pari passo.
Comparto sonoro di ottima fattura (soprattutto la voce dei protagonisti), dialoghi ben scritti e una storia accattivante che sa mischiare sapientemente elementi del “canone holmesiano” e chiari rimandi ad altri eroi della letteratura del passato: non si può chiedere molto di più a un titolo del genere.
Consigliato non solo agli amanti dell’investigatore britannico ma anche a coloro che sono alla ricerca di un’ottima avventura in grado di tenerli incollati alla poltrona per diverse ore.