Miasmata è un’avventura survival sviluppata da IonFX – sigla sotto la quale si celano i fratelli Joe e Bob Johnson – e uscita per PC nel 2012. A otto anni dall’uscita cerchiamo di capire se questo prodotto indie e a bassissimo budget ha resistito alla prova del tempo oppure se, come molti alti titoli analoghi, risulta essere ormai troppo datato…
In cerca di una cura
Lo scienziato Robert Hugues si ritrova, privo di memoria, alla deriva nei pressi di una piccola isola che ospita diversi avamposti dediti all’analisi e alla catalogazione delle diverse specie vegetali del luogo. Affetto da una misteriosa piaga, lo scienziato dovrà trovare al più presto una cura in grado di salvarlo da un destino all’apparenza già segnato.
Parallelamente alla ricerca di un medicamento efficace, lo scienziato dovrà svelare i diversi misteri che circondano l’isola, prestando inoltre attenzione a una terribile minaccia che – silenziosamente – sembra seguirlo passo dopo passo…
Anche se la storia raccontata da Miasmata non riceverà mai il premio per l’originalità, il gioco riesce nel non facile intento di amalgamare suggestioni e citazioni tratte da film, romanzi e serie televisive del passato. In prima battuta, il riferimento più evidente è quello alla serie televisiva Lost.
Nelle nostre peregrinazioni sull’isola ci troveremo di fronte a una lore molto complessa, che riusciremo a ricostruire pezzo per pezzo collezionando vari appunti, articoli di giornale e pagine di diario sparse nel mondo di gioco. Anche se la raccolta di questi elementi è – per certi versi – del tutto opzionale, scoprire il complesso affresco degli avvenimenti che hanno portato il giocatore a trovarsi abbandonato sull’isola non fa altro che rendere ancora più divertente l’intera avventura.
Allo stesso tempo il gioco presenta alcuni piccoli (e grandi) omaggi a autori come Joseph Conrad, H.P. Lovecraft e Edgar Allan Poe. Il mondo di gioco – sempre in bilico tra sogno lucido e delirio febbrile – risulta essere pieno di insidie e di trappole concepite da un’entità superiore e assolutamente non di fattura umana.
In altre parole, Miasmata riesce a regalare una storia semplice ma allo stesso tempo coinvolgente, coerente nel suo dipanarsi per salti e piccoli balzi. Il vero segreto – a mio parere – per poter godere appieno dell’avventura e quello di lasciarsi catturare interamente dal setting. Immergersi anima e corpo nel gioco – e cercando al contempo di “passare sopra” ad alcuni difetti di cui parleremo nel corso dei prossimi paragrafi – sarà il miglior modo per poter assaporare appieno il titolo.
Grafica
Per quanto riguarda la componente grafica devo purtroppo constatare che Miasmata non è riuscito a superare indenne la prova del tempo. Il gioco è, purtroppo, graficamente datato – sei anni non sono passati invano, d’altronde – e il motore che muove l’intera avventura non pare essere stato ottimizzato al meglio. A ciò si sommano tutta una serie di piccoli e grandi problemi tra i quali possiamo ricordare la qualità scadente di alcune texture e la poca cura riscontrata in certi modelli poligonari che appaiono fin troppo squadrati e “cubettosi” (si veda, ad esempio, quelli della fauna che popola l’isola).
Pur spigoloso e – a volte – non proprio esteticamente all’avanguardia, il comparto grafico di Miasmata riesce comunque a calarci in un’isola nella quale coesistono diversi ecosistemi e nella quale non mancano scorci e paesaggi in grado di lasciare un’ottima impressione.
Un plauso va fatto ai programmatori per essere stati in grado di inserire un ciclo giorno/notte credibile: camminare nella foresta di notte senza alcun tipo di illuminazione (se non il nostro fidato – quanto inutile – accendino) è assolutamente rischioso e – realisticamente – molto difficile da compiere. La notte di Miasmata non solo è veramente “nera” ma è anche ricca di pericoli e insidie: in ogni angolo si può nascondere un’insidia e, senza adeguata preparazione, rischieremo di incorrere in un game over alquanto precoce.
Sonoro
La componente sonora di Miasmata è ridotta all’osso ma ciò non deve essere percepito come un difetto. Al contrario, la mancanza di una vera e propria colonna sonora – a parte alcuni occasionali “motivetti” in corrispondenza di un oggetto / pianta / momento importante ai fini della trama – rende ancora più spettrale l’intera esperienza di gioco.
Abbandonati su di un’isola apparentemente deserta, gli unici suoni che percepiremo saranno quelli della natura: lo scoscio di un temporale improvviso, il fruscio delle foglie morte o il rumore causato da piccoli e grandi rami secchi che si spezzano sotto il peso del nostro corpo.
Oltre ai suoni ambientali anche il nostro protagonista – pur “muto” – è caratterizzato da una serie di suoni che ben presto impareremo a riconoscere e ad amare (o odiare?): respiro affannoso e battito accelerato del cuore diverranno i nostri più intimi compagni. Comprendere e utilizzare a proprio vantaggio questi suoni – soprattutto quello legato al cuore – saranno una delle chiavi per portare a termine con successo l’avventura.
Gameplay
Infine parliamo dell’elemento principale attorno al quale ruota l’intera avventura, ovvero il gameplay.
Miasmata si configura, a prima vista, vista come una classica avventura in prima persona nel corso della quale bisogna usare ogni mezzo – crafting compreso – per riuscire a portare a casa la pelle.
In verità, sotto questa apparenza abbastanza generica, il gioco si presenta molto più complesso e sfaccettato. Per prima cosa partiamo da uno degli elementi che occorrerà sempre tenere a mente: il personaggio che andiamo a interpretare è affetto da una gravissima malattia che, se non verrà fermata in tempo, lo porterà dritto dritto alla tomba. Questa sorta di “infezione” ha alcune ricadute alquanto pesanti nel gameplay.
All’inizio il nostro protagonista è molto fragile: passare troppo tempo in acqua o in un clima ostile farà salire la febbre che, a poco a poco, ridurrà i nostri riflessi e il nostro campo visivo. L’unico modo per bloccare, almeno temporaneamente, questo innalzamento della temperatura e quello di assumere periodicamente due elementi: acqua e farmaci.
L’acqua gioca un ruolo fondamentale all’interno dell’avventura: solo attraverso una costante idratazione, infatti, riusciremo a tenere a bada gli attacchi di febbre. L’acqua si trova non solo in comode caraffe sparse all’interno dei livelli ma anche in pozze e rigagnoli all’interno della mappa. Ovviamente non tutta l’acqua è potabile e, come nella realtà, bisognerà prestare attenzione ad esempio a non bere l’acqua di mare, troppo ricca di sale e insalubre per il nostro corpo.
Per quanto riguarda le medicine, invece, il discorso è diverso. Queste ultime devono essere necessariamente craftate partendo dalle diverse piante che crescono naturalmente sull’isola. Gli step da seguire sono i seguenti: individuare una pianta, analizzarla al microscopio e – se utile – sintetizzare il suo principio attivo per creare pozioni o medicine.
Si, avete capito bene: Miasmata è un gioco nel quale ci verranno richieste basilari doti di “erboristeria”. Il processo di analisi e di sintesi deve essere necessariamente compiuto utilizzando alcune postazioni sparse per i livelli e, come nella realtà, non tutte le piante sono utili per i nostri scopi.
La componente di crafting – mai invadente – rappresenta uno dei punti forti dell’avventura. Oltre a sciogliere i vari misteri che affliggono l’isola, dovremo andare a caccia di elementi sempre più rari e preziosi che, alla fine, ci permetteranno di sintetizzare la cura tanto agognata.
Oltre al crafting, un altro importante aspetto del gioco è l’esplorazione della mappa. Anche in questo caso il gioco presenta un’interessante novità. All’inizio il nostro protagonista avrà con sé una “mappa muta” (ovvero priva di qualsivoglia tipo di indicazione) e una bussola. Saremo assolutamente liberi di percorrere il mondo di gioco in lungo e in largo ma, al fine di poter mettere nero su bianco la nostra posizione, occorrerà usare il metodo della triangolazione. Partendo da due punti “fissi” (una statua, una casa, un muro) dovremo tracciare due linee invisibili e il loro punto di convergenza sarà la nostra posizione.
Il meccanismo appena descritto suona molto macchinoso sulla carta ma, in verità, non è affatto così tedioso come sembra. Al contrario usare il metodo della triangolazione ci toglierà delle soddisfazioni non da poco. Ogni pezzo di mappa scoperto rappresenta, infatti, un piccolo passo avanti nella risoluzione dell’avventura ed è quindi consigliabile armarsi di tanta pazienza per poter diventare dei maestri in quest’arte.
Oltre a questo metodo è possibile venire a conoscenza di alcuni pezzi della mappa attraverso il recupero di particolari appunti o “scarabocchi” lasciati dagli altri abitanti dell’isola. Questi oggetti ci permetteranno inoltre di affinare le nostre rilevazioni e, a volte, saranno una vera e propria manna dal cielo in grado di rendere la nostra vita molto più semplice.
Svelare la mappa pezzo a pezzo si collega con un’altro importante elemento del gioco, ovvero il sistema di combattimento. Qui è bene fare una precisazione, utile a sgombrare il campo da equivoci. Miasmata non è un FPS e non va assolutamente giocato in questa maniera. Il nemico che ci starà alle costole è veramente molto astuto e dannatamente coriaceo: buttarsi a testa bassa contro di esso equivale a una lenta e dolorosa morte…
Al contrario, il gioco richiede un approccio ragionato e, per certi versi, stealth. Una volta che ci renderemo conto di essere seguiti dal nostro nemico, sarà meglio accucciarsi e cercare riparo oppure… brandire un qualunque oggetto e far credere al nostro nemico di essere disposti a tutto pur di sopravvivere. L’assenza di combattimenti, scelta voluta dagli sviluppatori, rende ancora più gustosa (e difficile) l’esperienza di gioco: sperduti in un mondo selvaggio, sarà meglio usare la nostra materia grigia (e non in nostri pugni) per riuscire a uscire vincitori nel più breve tempo possibile.
Due parole, infine, vanno spese a proposito del sistema di salvataggio. Miasmata non fa uso né di checkpoints, né di salvataggi liberi. Gli unici modi per mettere al sicuro i nostri progressi sono o dormire in un letto oppure accendere una candela / una lampada / un faretto di segnalazione. Questi ultimi sono sparsi in diversi luoghi ma, per poter essere accesi correttamente, occorrerà armarsi di un rametto di legno a cui avremo dato preventivamente fuoco… Ovviamente il rametto acceso non durerà in eterno ed è quindi cosa buona e giusta capire se e quando accenderlo, onde evitare momenti di panico “sul più bello”. Questo sistema di salvataggio – decisamente old school – regala maggior spessore al gioco: non potendo salvare a nostro piacimento, saremo chiamati a pianificare le nostre mosse in anticipo. Tale componente strategica non fa altro che rendere, a mio avviso, l’esperienza di gioco ancora più appagante e soddisfacente.
Per divertente e appassionante, Miasmata è purtroppo caratterizzato da alcuni difetti. Il più evidente riguarda il sistema di controllo che pur essendo molto responsive risulta alcune volte fin troppo ostico da padroneggiare. Il caso più eclatante riguarda quello che possiamo ribattezzare come “l’effetto saponetta”.
Ogni volta che proveremo a correre, indipendentemente dalla superficie, ci troveremo quasi a pattinare sul giacchio. Il nostro protagonista – emulo di Flash – ha uno scatto a dir poco devastante che però ha un effetto collaterale non da poco: ogni volta che smetteremo di correre, il nostro eroe continuerà a muoversi per un’abbondante decina di metri prima di fermarsi del tutto. Questo “effetto pattinata” è alquanto sgradevole soprattutto in quelle situazioni ove viene richiesta una certa precisione. Mi è capitato più volte di subire danni (o di perdere oggetti preziosi) solo perché ho dimenticato l’adagio: smetti di correre preventivamente quando ti trovi in prossimità di un burrone.
In Miasmata, in fatti, quando si cade da una certa altezza non solo si riportano danni più o meno ingenti (senso di vertigine, comparsa di febbre, vista sfocata) mi si rischia anche di perdere gli oggetti che si stavano trasportando fino a quel momento. Anche se non si toccano mai picchi di frustrazione insostenibili, questa meccanica poteva essere totalmente evitata se gli sviluppatori avessero compiuto un sano e deciso polishing del sistema di controllo.
In conclusione
Miasmata si è rivelato una vera e propria sorpresa. A sei anni dall’uscita, il titolo riesce a mantenere quasi inalterate le sue caratteristiche. Prodotto a bassissimo budget, il gioco punta tutto sulla creazione di un mondo coerente, permeato da un’atmosfera in cui le tinte horror la fanno da padrone. A dispetto di una grafica non più all’altezza e di alcuni piccoli bug, Miasmata è un’esperienza consigliata non solo agli amanti dei survival ma anche a tutti coloro che vogliono un gioco breve ma allo stesso tempo appagante.
In conclusione
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Riassunto
A dispetto del basso budget e di alcune piccole magagne a livello grafico, Miasmata è un survival che riesce a convincere e che si lascia giocare dal primo all’ultimo minuto. Complice un’atmosfera sempre in bilico tra sogno febbrile, fantasia e tragica realtà, Miasmata è consigliato a chi cerca un’avventura in prima persona di breve durata ma in grado di immergere il giocatore in un mondo feroce e nel quale anche la più piccola esitazione può essere pagata con la vita.