Pubblicato dopo una lunga e tormentata campagna su Kickstarter, Kingdom Come: Deliverance sembrerebbe rappresentare la definitiva incarnazione della vita medievale su PC e console… ma sarà davvero in grado di deliverare? Noi crediamo di si, vediamo quanta scimmia riusciamo a generare in voi snocciolando le caratteristiche di questo titolo indie dalle origini centro-europee.
Deiv e Luca hanno approcciato il titolo in modo differente: se il primo ha guardato diversi video di gameplay, il secondo non ha resistito alla tentazione e ha acquistato il gioco…
Un po’ di storia, servita bene…
Se pensiamo al Medioevo ci vengono in mente dettagli sanguinolenti, tanta ignoranza e poco rispetto delle norme igieniche. Daniel Vavra – il director del gioco – ha dichiarato fin dall’inizio che Kingdom Come: Deliverance avrebbe rappresentato, per la prima volta nella storia dei videogiochi, un’avventura – RPG in grado di catturare fedelmente lo spirito di un’epoca.
La promessa, a mio parere (Luca), è stata pienamente mantenuta: grazie a una cura oserei dire maniacale per i dettagli, il gioco si presenta come il simulatore (quasi) definitivo del Medioevo boemo. Fin dalle prime battute saremo totalmente immersi nei panni di un giovane, figlio di un maniscalco, che a seguito di una serie di sfortunati eventi si troverà invischiato in una vicenda in cui politica, mistero e intrigo la faranno da padrone.
Scordatevi magie, draghi o animali fantastici: il gioco è ambientato nel 1403… e si vede. La maggior parte dei personaggi, dei villaggi e delle fazioni che incontreremo o che verranno citati (vedi il caso, ad esempio, di Jan Hus o di re Venceslao IV) sono realmente esistiti e tutto ciò non fa altro che aumentare il senso di immersione nella vicenda.
Il nostro protagonista dovrà, ovviamente, portare a termine una missione principale composta da una lunga serie di piccoli e grandi step “obbligatori” ma, al contempo, sarà inoltre chiamato a risolvere una pletora di sottoquest molto varie. Queste ultime potranno essere portate a termine in vari modi e il gioco, in questo senso, lascia una libertà quasi assoluta. Dobbiamo penetrare nella casa di qualcuno e rubare un determinato oggetto? Proviamo l’azione diretta (stordiamo il malcapitato tapino e lo derubiamo) oppure proviamo a “giocarcela” in modo più sporco, allontanandolo di casa con una scusa per poi agire indisturbati? E se lo avvelenassimo? Ecco che torna con prepotenza la metafora dello scatolone di sabbia: il limite è la nostra immaginazione!
Il senso di immersione di gioco è ulteriormente incentivato anche dal particolare sistema di salvataggio del gioco che ha già fatto versare fiumi di inchiostro. In Kingdom Come non si può salvare liberamente ma, al contrario, i propri progressi saranno registrati solo in due occasioni: dopo aver dormito per almeno due ore in game oppure dopo aver ingurgitato uno Schnapps, ovvero un particolare alcolico. Se da un lato la mancanza di salvataggio libero non fa altro che aumentare la componente di sfida, allo stesso tempo l’assenza di questa feature pesa (e non poco) se siamo alla ricerca di una partita “mordi e fuggi”. Gli sviluppatori hanno promesso che proveranno a rimediare a questo “problema” nel corso dei prossimi aggiornamenti: vedremo cosa accadrà.
Più RPG di così che scansati…
Vi manca un vero RPG? I giochi di ruolo attuali ti sembrano degli hack-n-slash con scarsa progressione del personaggio e con un albero delle abilità che pare un bonsai nano? Benvenuto, qui siamo oltre il gdr classico, tu sei un povero maniscalco, semplice e ignorante con un mondo da imparare e in cui crescere. Ti vuoi cucinare una pagnotta? Apri un ricettario e impara, non sai leggere? Vai a farti dare lezioni e prima di dormire leggiti quelle 2 o 3 paginette così che ti si blocchino in mente i nuovi concetti che faranno di te il villico più acculturato di tutta Boemia!
No, non stiamo scherzando: Kingdom Come è paragonabile a un grosso scatolone di sabbia nel quale saremo chiamati a fare (o disfare) tutto, senza limitazioni o quasi.
Proprio questo è uno dei capisaldi di questo gioco: fin dalle prime battute saremo chiamati a calarci letteralmente in un ruolo ben preciso che potremo “interpretare” a nostro piacimento. Nelle prime ore di gioco il nostro protagonista, Henry, sarà (scusate il francesismo) una “mezzasega”. Il nostro villico infatti non saprà né leggere, né scrivere, sarà vestito di stracci (o quasi) e riuscirà a malapena a difendersi dagli assalti dei nemici usando i pugni… Al contempo, però, il nostro giovane avrà ampi margini di crescita e potrà, se vorremo, diventare un eroe senza macchia e senza paura…. oppure un bandito, un mendicante, un cacciatore di taglie…
Dopo il prologo – della durata di circa quattro ore – saremo lasciati liberi di craftare Henry a nostro piacimento. Questo processo di “miglioramento” delle statistiche è molto profondo e mai dispersivo: vogliamo diventare un amabile truffatore dalla lingua sciolta? Spendiamo i nostri punti in skills come “empatia” o cerchiamo fin da subito qualcuno in grado di insegnarci a leggere. Vogliamo diventare un inarrestabile guerriero? Cerchiamo di usare i nostri punti per aumentare le statistiche dedicate alla costituzione, alla forza e all’uso di determinate armi… Le possibilità sono infinite o quasi.
I punti che accumuleremo nel corso del tempo potranno essere usati non solo per migliorare le nostre caratteristiche fisiche ma anche per acquistare particolari perks utili nel corso dell’avventura. Qui devo fare un plauso alla fantasia degli sviluppatori che regalano perle come “afrore maschile” (un perk che ci permette di far maggiormente colpo sulle donne… a scapito dello stealth) ma anche upgrade di sostanza come la possibilità di soffrire meno la fame e il sonno.
Ecco un’altra componente interessante del nostro gioco: come ogni essere umano, anche il nostro protagonista dovrà ogni tanto mangiare e trovare un letto dove riposare le sue stanche ossa. Se tali azioni non verranno compiute con una certa frequenza, si rischierà di subire forti penalità nel corso dell’avventura. Avere sempre lo stomaco vuoto, ad esempio, comporterà un drastico abbassamento dei punti vita ma… attenzione! Se si eccederà troppo con i piaceri della gola – nutrendosi troppo spesso o mangiando più del dovuto – si diventerà gonfi e lenti. Come insegna un antico adagio: ad ogni azione corrisponde una precisa reazione… e Kingdom Come sembra avere imparato appieno la lezione.
Essendo questa una sorta di preview del gioco, non vogliamo troppo entrare nei dettagli ma occorre spendere almeno due parole su di un’altra componente del gioco, ovvero i combattimenti. Anche in questo caso la parola è una sola: realismo. Come abbiamo detto espressamente poco fa, all’inizio del gioco Henry non ha alcun particolare talento nel combattere: un paio di pugni e nulla più… Più andremo avanti nell’avventura e più impareremo non solo le basi ma anche tutti i segreti del buon combattente.
In Kingdom Come usare il button mashing ignorante non paga: ogni combattimento, infatti, è paragonabile a una lenta danza fatta di parate, stoccate e colpi a sorpresa. Sarà molto raro, nelle prime ore di gioco, riuscire ad eliminare i nostri nemici con pochi colpi. Al contrario, ogni combattimento può portare via anche 10 minuti di gioco: come per altri aspetti, questo gioco è per molti ma non per tutti. Un consiglio: non perdetevi d’animo e lasciatevi il tempo per prendere confidenza con il sistema di controllo… non ve ne pentirete!
Per quanto riguarda le armi, si noterà la differenza tra maneggiare una mazza, un arco o un bastone. Ogni arma ha delle proprie caratteristiche e statistiche da tenere a mente: non possiamo maneggiare con destrezza uno spadone a due mani senza un po’ di allenamento e la stessa cosa vale con l’arco, una delle armi più difficili (ma più appaganti) da padroneggiare. Come detto poco sopra: prendetevi del tempo, studiate le varie armi e cercate di capire quale sono quelle che meglio si confanno al vostro stile di gioco. Correre non serve a nulla: Kingdom Come è un prodotto che va assaporato lentamente e senza troppa fretta.
Sono così indie che uso il CryEngine 3…
Anche l’occhio vuole la sua parte e il team di sviluppo, conscio di non aver il budget per sviluppare qualcosa di interno e di livello si è affidato al non plus ultra dello standard attuale, il vecchio e caro CryEngine 3, capace di regalare emozioni per gli occhi al limite del fotorealismo.
Kingdom Come è un gioco che ci dona alcuni momenti di pura e semplice magia: cavalcare all’alba verso un villaggio non ancora esplorato, immergersi nei boschi alla ricerca di funghi o erbe, girovagare nelle piccole chiese di paese e ammirare i dipinti parietali… Anche settando tutto a livello medio, il gioco risulta essere ricco di dettagli e viaggia senza problemi attorno ai 50/60 fps, anche nelle situazioni più concitate.
Gli effetti luce sono incredibilmente realistici e il ciclo giorno/notte risulta essere impostato in modo alquanto convincente. Girovagando dopo mezzanotte, saremo costretti a utilizzare una torcia per poter illuminare il cammino: in Kingdom Come la notte è veramente scura… e sempre portatrice di piccoli e grandi pericoli.
Unica nota di demerito per quanto riguarda la grafica: non è possibile disattivare manualmente il Vsync. Siamo nel 2018, signori… Almeno le basi, suvvia!
Bellezza imperfetta: i (molti) bug del gioco
Fino ad adesso abbiamo messo in evidenza gli aspetti positivi (o innovativi) di Kingdom Come ma il gioco purtroppo “brilla” anche per un altro aspetto: l’enorme quantità di bug. Nessuno di questi compromette in modo irreparabile l’esperienza ma sarebbe totalmente disonesto non mettere in evidenza un tale aspetto.
I bug comprendono non solo una lunga serie di imperfezioni grafiche – compenetrazione tra personaggi, comparsa di artefatti, texture popping e altre amenità del genere – ma anche alcuni problemi legati all’IA dei personaggi non giocanti. Un esempio su tutti: in una delle prime missioni di gioco ci verrà chiesto di rubare alcuni oggetti da un’armeria posta in un castello ben fortificato. Possiamo provare a scassinare il lucchetto del baule che contiene tali oggetti o cercare di derubare la guardia che possiede le chiavi per sbloccare la serratura. Senza pensarci due volte ho optato per la soluzione “alla Lupin” e, calata la notte, ho atteso con impazienza la guardia.
Dopo averla stordita ho accidentalmente pigiato con troppa vigoria il pulsante per acquisire il loot: la guardia è rimasta in braghe di tela e “camiciona della nonna”, senza alcun tipo di equipaggiamento addosso. Il problema, direte voi? Ebbene, ho visitato più volte nei giorni seguenti il castello e la guardia che avevo derubato ha continuato a compire le sue mansioni quotidiane in déshabillé come se nulla fosse.
Questi bug, come detto poco sopra, non sono qualcosa in grado di “rompere” totalmente il gioco ma risultano comunque leggermente fastidiosi. Come per il sistema di salvataggio, anche in questo caso gli sviluppatori si sono detti pronti a far uscire nel prossimo futuro delle patch in grado di correggere questi difetti: vedremo se le promesse saranno rispettate o si riveleranno solo un palliativo per tenere buona la community…
In conclusione: must have o scaffale immediato?
Dopo oltre dieci ore di gioco posso dire (Luca) che Kingdom Come: Deliverance è una gemma grezza, un prodotto che se verrà patchato e fixato a dovere potrebbe diventare un vero e proprio must have per tutti gli amanti del gioco di ruolo vecchia scuola e senza compromessi.
In altre parole, consiglio caldamente a tutti di aspettare una versione più stabile e “pulita” del prodotto. Allo stato attuale occorre infatti usare tutta una serie di piccoli e grandi accorgimenti – come ad esempio alcune mod create ad hoc nel giro di neppure una settimana dall’uscita – per fare girare il gioco come si deve.
Kingdom Come: Deliverance è, per ora, un solido 7/10 ma potrebbe ben presto entrare nella cerchia – veramente ristretta, a mio parere – dei grandi classici del mondo videoludico.
Quanto ci scimmia??
Riassunto
Kingdom Come: Deliverance rappresenta un importante esperimento: Daniel Vavra e Warhorse Studios hanno dimostrato come sia ancora possibile, nel 2018, produrre un titolo complesso, accattivante e veramente molto profondo.
Pur ancora “acerbo” sotto molti punti di vista, il gioco saprà regalare emozioni agli amanti degli RPG e a coloro che vogliono, anche solo per poche ore, fare un tuffo nel Medioevo boemo.