A volte succede che scorri la lista dei giochi su Steam e ti accorgi di titoli che neanche sapevi di avere. Colpa di vari Humble Bundle massivi, sconti e promozioni gratuite, gli acquisti sconsiderati sono la norma soprattutto perché spesso non ci si rende neanche conto della roba di valore che ci si porta a casa investendo quel 1€ per la carità. Hell Yeah! è una mini rivelazione di quel genere. Un “indie” con i controfiocchi? O una tremenda fregatura marcata SEGA? Andiamo a scoprirlo.
Entriamo nell’atmosfera che mi ha pervaso tutta la prova del gioco: siamo d’estate, in mobilità e al caldo. Il mio portatile non mi permette di giocare molti dei titoli moderni della mia libreria però ho un controller nuovo e del tempo libero, magari ho ancora qualche titolo nel backlog che difficilmente giocherei sulla “macchina della morte” fissa. Così per caso scorro la libreria su Steam che negli ultimi anni è diventata piuttosto lunga, una cosa che mi sarei meravigliato di constatare quando creai l’account su Steam per giocare a TF2. Mentre scorro la lista, ritrovo glorie e gioie del passato installandole ogni tanto per vedere se i nuovi driver e aggiornamenti danno miglioramenti all’esperienza di gioco limitata sul mio laptop: passando il caro Broforce e facendo due scazzottate sul vecchio Castel Crashers, mi imbatto in Hell Yeah!
Il gioco in questione è un “Metroidvania” su platform orizzontale in 2D in stile Sonic ma con meccaniche di shooting. Quindi se penserete al riccio di casa Sega fate bene: in questo gioco il protagonista è un coniglio scheletrico che avanza nei livelli a colpi di mitra e a bordo della sua sega circolare/jetpack tranciando tutto ciò che ci si troverà sulla strada. I collegamenti con il noto mostriciattolo blu sono tanti e voluti, non a caso lo studio di produzione è sotto SEGA, quindi hanno tutti i diritti per citare con classe il gameplay originale. In pratica, per chi non conoscesse Sonic, ci troviamo in livelli alla “Super Mario” (ah-ah! questo lo conoscete!) saltando su piattaforme, uccidendo nemici e raccogliendo monete: la peculiarità del riccio è la possibilità di appallottolarsi per effettuare kill e percorsi a velocità più alta, qui risolta con la sega circolare.
Hell Yeah! si distacca dal platform e caratterizza “Metroidvania” grazie a una storia totalmente fuori di testa da prendere alla leggera e come espediente per fare il culo ai mostri che popolano i livelli: ognuno di questi mini-boss va finito con delle azioni “quick time event” stupide, purtroppo ripetitive dopo la metà del gioco ma comunque molto divertenti. Queste sono una sorpresa ogni volta e per buona parte del gioco sono state il motore portante dell’esperienza: sono ottime per smorzare il clima di stress e attenzione che si ha avuti durante il combattimento col boss e l’effetto è davvero piacevole.
Quello che muove l’intero gioco è la componente ironica e da commedia infernale che accompagna tutta l’esperienza. I dialoghi saranno molto spiritosi e ben tradotti in italiano, le situazioni sempre più assurde. L’ironia esce dai livelli a fiumi, ogni incontro sarà ridicolo e ogni pannello nasconderà situazioni paradossali al limite del decente: decente in termini ironici, la bassezza delle battute a volte sfiora il mio livello, anche per questo l’ho apprezzato particolarmente.
La commedia esce dalla trama principale e si ritrova in ogni contesto di gioco e meccanica: i mostri sconfitti verranno mandati a un’ “Isola” su cui li sfrutterete per produrre power-up.. Ash, il principe coniglio (e già qua) dell’inferno, può vestirsi con maschere e “seghe” di varia e dubbia fattura: nelle prime parti del gioco i mostri grideranno “il principe è nudo!”, fateci caso, non solo per le questioni della trama. Alcuni livelli, oltre a prendere in giro altri giochi, prendono in giro lo stesso ambiente del gioco, rendendoci per alcuni momenti dubbiosi sulla nostra sanità mentale.
Questa leggerezza ci guida dall’inizio alla fine del gioco senza farci pesare i livelli in alcuni momenti ostici. Alcuni di voi staranno pensando: “Wow Deiv che ha apprezzato un platform, cosa sta succedendo?” e probabilmente la risposta non piacerà agli amanti di questo genere di giochi. Uno dei motivi che mi ha fatto apprezzare di più questo gioco è il livello di impegno richiesto per completarla: basso a tratti medio. I miei problemi con questo tipo di giochi solitamente è che si prosegue con la ripetizione, la dedizione e la concentrazione di calcolare tutti gli spostamenti in modo da evitare i colpi di ogni nemico/boss/ambiente. In realtà Hell Yeah! è molto facile e non richiede una mente particolarmente calcolatrice per capire i tempi delle “coincidenze” o i pattern di movimento dei boss. Ma è un male?
Nella sua totalità il gioco mi ha saputo divertire dall’inizio alla fine senza momenti di tedio, fastidio o noia dovute a meccaniche particolarmente difficili, mentre l’ironia delle situazioni e la fluidità dei movimenti (Sonic insegna) non mi hanno fatto pesare le 10 ore di gioco necessarie per portare a termine l’esperienza. Questo purtroppo porta anche a non voler ulteriormente proseguire con le missioni secondarie o esplorare i livelli dato che ogni sensazione di novità e scoperta all’end-game saranno finite. Per dirla tutta, il boss finale è il più facile da sconfiggere di tutti quelli precedenti.
Questo porta a finire il gioco con una sensazione di vuoto e “peccato che non ce ne sia ancora” il che fa perdere un po’ di punti Scimmia: qui il team di sviluppo secondo me ha tirato una linea di fine troppo presto rispetto alle possibilità del titolo. Potrebbe anche essere che abbiano deciso di chiudere così velocemente per evitare fastidio da ripetizione o carenza di idee per nuovi mostri e nuove sfide. Non fatevi ingannare, non è troppo poco, è fin troppo giusto come lunghezza, quel giusto che fa capire che non siamo riusciti ad annoiarci, che non siamo stati in grado di terminarlo perché troppo complesso, che non siamo stati tentati dal vedere le soluzioni online dato che alla fine con qualche tentativo siamo riusciti a sbloccare tutte le situazioni prima che il fastidio facesse capolino.
Peccato è la parola che più si confà a un titolo legato all’inferno come in questo, ma non dobbiamo penalizzarlo per qualcosa che non è. Guardando quello che è, abbiamo un titolo molto piacevole ma non di particolare impegno. Magari avete sofferto come me i platform, con questo riuscirete a trovare una sfida alla vostra “altezza” ma se siete dei master, ne rimarreste delusi. Per me è stata una piacevole sorpresa, soprattutto perché già in libreria, voi avete dato un’occhiata? Magari è lì che aspetta di essere installato, fatevelo un giro a caccia di paperelle!
Recensioen
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60%
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75%
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70%
Riassunto
Esperienza rilassante per qualche pomeriggio estivo laptop alla mano. Difficoltà bassa e umorismo alto guidano l’esperienza dall’inizio alla fine senza lasciare noia o tedio. Consigliato? Probabilmente lo avete già in libreria e non sapete neanche di averlo preso.. Dategli un’occasione per rilassarvi.