In questo ultimo articolo in cui spiego i metri di paragone utilizzati per le recensioni dei videogiochi, cercherò di parlare di un argomento molto, troppo, variegato ma che secondo me può essere valutato indipendentemente dal gioco. State a vedere.
Cos’è il GAMEPLAY?
Nel termine moderno, il gameplay è la modalità di gioco ovvero le meccaniche con cui interagire per eseguire il gioco. Si potrebbe dire che sia semplicemente il premere dei tasti coordinatamente ma è di più: il gameplay è il gioco, nel senso più pratico del termine, il meccanismo che tiene impegnata la mente attraverso una serie di azioni che portano a del divertimento (vediamo come) o dello svago. Non voglio utilizzare il termine “gioco” perché troppo generale, in fondo si usa chiamare gioco sia il rincorrersi (giochiamo a prenderci) che determinati sport (giochiamo a palla), addirittura in molte altre lingue europee viene usato lo stesso verbo per l’atto di suonare, da uno strumento attraverso delle azioni coordinate otteniamo del divertimento o svago, giocare la chitarra è comprensibile in fondo.
Se seguiamo l’etimologia inglese, con gameplay ci si riferisce al modo in cui si gioca al determinato videogame, le regole, le modalità, le azioni da eseguire: il divertimento o lo svago sono quindi frutto del gameplay. Sebbene la narrativa e l’impianto artistico possono anche avere un grande peso sull’intrattenimento fornito da un videogioco, voglio utilizzare il termine “gameplay” come calderone in cui valutare se un gioco sia effettivamente bello e piacevole da giocare.
Il de-gusti-bus su cui salire…
Naturalmente ognuno ha la propria opinione di cosa è divertente e non pretendo di usare un metro oggettivo per definire se un gioco sia giocabile o meno, anzi voglio proprio inserire il mio punto di vista specifico e magari infettarvi con la mia visione personale di gioco. Per rendere un’idea, dal gameplay di un bel gioco mi aspetto una forza “nascosta” che mi convinca a proseguire e giocare: situazioni in cui il gioco sia troppo ripetitivo mi portano alla noia, situazioni in cui sia necessaria la massima precisione mi regalano frustrazione più che soddisfazione. Il motivo per cui gioco è principalmente per rilassarmi, staccare dalla giornata in cui magari ho studiato/lavorato intensamente e ho bisogno di qualcosa che mi faccia navigare in leggerezza con la mente alla sera.
A che gioco giochiamo?
Sebbene sia difficile trovare titoli che non mi siano piaciuti di cui abbia la voglia di recensire, potrebbero venir fuori situazioni particolari in cui il gameplay potrebbe essere appena sufficiente o insufficiente ma in cui gli altri elementi prevalgano notevolmente. Come già detto, le recensioni sono un’indicazione, un suggerimento a provare il titolo recensito, ma soprattutto la visione personale di quel media.
A termine della presentazione, voglio raccontarvi la scelta di integrare questo parametro nelle recensioni. Sono un videogiocatore, ho seguito il mondo dei videogiochi sulle riviste specializzate come anche su internet, leggo recensioni da quando ho capito che esistevano, ma spesso mi sono dovuto confrontare con delle carenze informative. Capire se un gioco fosse divertente per me è sempre stato un terno al lotto, una scommessa a scatola chiusa, perché vuoi il recensore troppo pieno di sé e di “ai miei tempi era meglio” o riviste pagate per pompare i titoli tripla “A”. Spesso vengono valutati negativamente titoli con campagne molto brevi ma intense, capisco l’amaro in bocca perché se ne vuole ancora ma se diverte, dov’è il problema? O in altri casi elogiate le complessità delle meccaniche di gioco, quando in realtà portano al tedio di dover studiare un manuale di mosse che se ti impegnassi allo stesso modo potresti laurearti in ingegneria in tre anni e 110L. Un gioco DEVE divertire, DEVE regalare emozioni e non può essere una frustrazione, un secondo lavoro o un secondo titolo di laurea, se no, per cosa stiamo giocando?