La sonnolenta cittadina di Devil’s Gate, in Nord Dakota, viene scossa dalla sparizione di due persone: una donna, Maria, e suo figlio Jonah. Il principale sospettato risulta il giovane Jackson Prichard, lo scorbutico e violento marito di Maria. L’uomo vive da un po’ di tempo isolato in una casa sperduta in mezzo al nulla e, mosso da un inquietante fanatismo religioso, blatera ai quattro venti che la sua famiglia è in contatto da generazioni con angeli in grado di compiere miracoli indicibili.
Il caso, piuttosto inusuale viste le premesse, viene affidato alla giovane agente FBI Daria Francis che, accompagnata dal vicesceriffo Colt Salter, si troverà ben presto invischiata in una storia dai toni sempre più paradossali e sovrannaturali…
Questa è, per sommi capi, la premessa di Devil’s Gate, film horror/thriller scritto e diretto dall’esordiente Clay Staub. Riuscirà quest’opera, che può vantare un cast di prim’ordine, a lasciare una traccia duratura nell’affollato panorama degli horror/thriller? Proviamo a scoprirlo insieme…
Segnali dal cielo?
Fin dalle prime battute è evidente che Devil’s Gate è un film con un enorme potenziale che purtroppo risulta in parte inespresso. Se il primo atto della vicenda appare piuttosto solido e in grado di stuzzicare la fantasia degli spettatori, proponendo una serie di interrogativi non banali, più si va avanti nella vicenda e più ci si rende conto che il regista/sceneggiatore ha scelto la strada più semplice possibile per risolvere i vari enigmi presentati a inizio pellicola.
Nel complesso, Devil’s Gate sembra essere una puntata di X Files “sotto steroidi” dove però ogni mistero viene risolto o troppo frettolosamente o nel modo più generico possibile. Tale situazione non fa che rendere la visione, nel complesso, leggermente frustrante: la pellicola crea delle aspettative alte che poi però si sciolgono come neve al sole nel corso del terzo e ultimo atto che appare essere la parte meno riuscita dell’intera pellicola.
In altre parole, la sceneggiatura appare essere solida e ben scritta ma, grattando sotto la superficie, si può notare che il regista/sceneggiatore preferisce appoggiarsi su cliché già noti senza uscire troppo dal seminato. Devil’s Gate è quindi un film che “sa di già visto” e che però, al medesimo tempo, non fa mistero di questa sua natura del tutto “derivativa”.
Un eterno assedio
Passando ora a parlare del cast e della parte più prettamente “visiva” della pellicola, Devil’s Gate ci regala alcune interpretazioni piuttosto convincenti. Spicca tra tutte quella di Milo Ventimiglia nella parte dello scorbutico Jackson Prichard che, grazie a una prova solida, riesce perfettamente a calarsi nei panni di un sociopatico che nasconde però un segreto inconfessabile. Anche i due agenti di polizia – interpretati rispettivamente da Amanda Schull e Shawn Ashmore – risultano essere credibili anche nei momenti in cui i loro personaggi rasentano la macchietta (agente di città, veterana del mestiere affiancata dal giovane vicesceriffo campagnolo dai modi cortesi).
Una piccola menzione va a Jonathan Frakes che, appesa definitivamente al chiodo la divisa spaziale di William “Number One” Riker, si cala nei panni di un vecchio e ormai imbolsito sceriffo. Mi è scesa la proverbiale lacrimuccia – da fans di vecchia data di Star Trek – nel sentire la voce di Frakes all’inizio della pellicola ma è comunque un vero peccato notare che l’attore si sia lasciato andare e appaia essere ormai l’ombra di sé stesso.
Per quanto riguarda gli effetti speciali e la regia, Devil’s Gate è un prodotto che pur non potendo contare su un budget stratosferico cerca comunque in tutti i modi di dare vita a un’ambientazione convincente e claustrofobica. La quasi totalità della pellicola, infatti, si svolge all’interno della fattoria della famiglia Prichard: il susseguirsi di stanze, corridoi, sottoscala e ambienti piccoli e poco illuminati non fa altro che accrescere il senso di tensione e spaesamento all’interno dei protagonisti (e, di riflesso, all’interno degli spettatori).
Se è vero, come abbiamo detto nel paragrafo precedente, che la trama della pellicola non brilla per originalità, è altrettanto vero che il meccanismo che muove l’intera vicenda – ovvero quello di un piccolo gruppo di persone assediato da una forza brutale e all’apparenza inarrestabile – funziona alla perfezione. Questa piccola nota positiva risolleva in un certo senso l’intero impianto dell’opera che però, come detto in precedenza, è piagato da piccoli e grandi difetti che è praticamente impossibile non cogliere, neppure se si è a digiuno di film thriller/horror.
In conclusione
Devil’s Gate è un film mediocre e, purtroppo, alquanto dimenticabile. Pur partendo da premesse alquanto interessanti, la vicenda si snoda pigramente verso una conclusione “citofonata” e priva di qualsiasi mordente. La pellicola ha un ottimo cast ed è diretta in modo convincente ma purtroppo i problemi che piagano lo script non permettono all’opera di fare quel salto di qualità necessario per diventare un nuovo classico moderno.
Stelline:
Riassunto
Devil’s Gate è un film che, pur partendo da premesse interessanti, non riesce a esprimere totalmente il suo potenziale. Pur potendo vantare un ottimo cast e una regia di buon livello, la pellicola racconta una storia fin troppo generica e nel corso della quale ogni buona idea viene annegata in un mare di nonsense e momenti nei quali la banalità regna sovrana.
Non un brutto film ma un film mediocre: forse un destino ben peggiore, al giorno d’oggi.