Che cosa rende i supereroi praticamente immortali? Perché, quasi alla fine dell’anno di grazia 2016, le grandi case statunitensi continuano a sfornare serials su serials?

I più cinici potranno rispondere con un semplice: “Luca, mungere la mucca… Ricordi?” ma io credo che, sotto sotto, ci sia qualcosa in più. A mio parere, infatti, un supereroe diventa una vera icona quando riesce a “restare se stesso” pur aderendo perfettamente all’epoca storica in cui vengono ambientate le sue storie.

Prendiamo un esempio concreto: Batman. Che cosa accadrebbe se le sue avventure fossero ambientate nel passato? Cosa succederebbe all’uomo pipistrello?

La risposta a queste semplici domande è contenuta all’interno di Batman: Gotham by Gaslight.

A new take on a beloved classic

Pubblicato nel 1989, Gotham by Gaslight è un’opera di Brian Augustyn (storia), Mike Mignola (matite) e P. Craig Russell (inchiostri).

La vicenda, ambientata nel 1889, ci racconta di un Bruce Wayne che dopo aver trascorso un periodo in Europa per affinare le sue doti fisiche e intellettuali decide di ritornare a Gotham City.

Ancora segnato dalla perdita dei suoi genitori, il protagonista abbraccerà fin da subito il suo destino, ovvero quello di diventare il più temuto e pericoloso vigilante della città: l’uomo pipistrello, Batman.

Se è vero che, all’apparenza, la vicenda segue un canovaccio standard è ben rodato, ciò che rende gustosa la graphic novel è proprio la scelta del periodo storico in cui essa è ambientata.

Anche se le basi etiche del Wayne del 1889 sono le medesime di quelle del 2016, il protagonista raccontatoci da Augustyn è “un uomo del suo tempo”. Oltre a parlare e a vestirsi come un gentleman vittoriano, Bruce Wayne appare perfettamente calato nell’ambiente in cui opera, una città – Gotham – in costante crescita, ricca di contraddizioni e di criminali pronti a turbare la quiete.

I will always be the Batman

Novità nella routine: ecco il vero punto di forza di Gotham by Gaslight. Nel corso dell’avventura, infatti, Batman non dovrà vedersela contro uno dei suoi “soliti” avversari ma bensì con un nemico ben più ostico e pericoloso: Jack lo Squartatore.

Il serial killer, dopo essere sfuggito da Londra, è spinto a trasferirsi a Gotham City per mettersi alla prova. Sulla sua strada troverà, ovviamente, il World Greatest Detective che, coadiuvato da alcuni alleati, dovrà porre fine al suo regno di terrore.

La Gotham City del 1889 ci appare sfavillante nella sua turpitudine e bassezza. La vicenda scorre via tutta di un fiato e l’alternarsi tra i pensieri del protagonista e quelli del suo acerrimo rivale, molto spesso facilmente confondibili tra loro, ci regala uno spaccato di vita intenso e mai banale.

Il duello tra Batman e lo Squartatore è un lungo mind game che ci condurrà nella mente di due uomini all’apparenza diversi ma sottilmente legati da un qualcosa di non razionale, di bestiale. Se uno ha scelto di portare giustizia dove regna il crimine, l’altro si è lasciato vincere dalla sua parte più brutale e ha trovato nel crimine la sua vera essenza.

Il tema della mente e dei suoi molteplici strati e sfaccettature appare come una delle costanti all’interno dell’opera. Se volessimo provare a buttarci nella filosofia spicciola, potremmo dire che non importa l’epoca in cui ci troviamo o ci troveremo in quanto abbiamo una certezza, unica e sola: un uomo pieno di contraddizioni, un cavaliere oscuro, veglia sulla nostra vita e non farà mai mancare il suo appoggio e il suo aiuto in caso di pericolo

Yellow and Black, black and yellow

Sul versante grafico, Mike Mignola usa le matite con destrezza e, con tocchi elaborati, regala al lettore ambienti molto squadrati ma non per questo poco dettagliati o informi.

Se il lavoro sugli sfondi appare notevole, un plauso va anche alla caratterizzazione dei personaggi. Pur traendo evidenti spunti da Batman: The Dark Knight, creato da Frank Miller appena tre anni prima, Mignola riesce a mostrare una certa personalità, soprattutto quando ci presenta per la prima volta Batman e lo stesso Jack lo Squartatore.

Anche P. Craig Russell riesce ad apparire molto convincente grazie a un sapiente uso di tonalità calde e fredde che, mescolate insieme, restituiscono un effetto vintage che non stanca mai. I neri, i blu scuri e i gialli dominano la scena e rendono il tutto molto spettrale, polveroso e cupo.

Concludendo

Batman Gotham by Gaslight è ancora oggi consigliabile non solo ai fan dell’uomo pipistrello ma anche agli amanti dell’epoca vittoriana o delle storie avventurose d’altri tempi.

La graphic novel, il cui successo spinse la DC a dare il via alla linea di fumetti Elseworlds, è ancora oggi godibile e mantiene (quasi) intatto tutto il suo potenziale.